giovedì 22 febbraio 2018

Il nostro vento ... La Bora


Trieste e la bora, un binomio inscindibile.
Trieste è la città della bora e la bora è il vento di Trieste
Quando arriva, Trieste si risveglia percorsa da un fremito intenso. Noi triestini la amiamo e la soffriamo ma non possiamo stare senza e se manca la invochiamo.
È un elemento essenziale per questa città forse perché scatena emozioni vere, totalizzanti, intense di fronte alle quali pochi possono restare indifferenti.
La luce diventa cristallina, il mare schiaffeggiato acquista riflessi e sfumature incredibili!
Se è invernale, le sue sferzate ti lasciano senza fiato, il suo ululato ti dà la misura della sua intensità: insomma è energia allo stato puro, e pare quasi che tu possa incamerarla, assorbirla.
Molti dicono che noi  triestini siamo tutti matti perché abbiamo la bora.
Certo è che se non ci fosse saremmo  diversi.
La bora di sicuro agita le menti, elettrizza, non a caso imborezà  è un termine dialettale che indica un soggetto agitato ma non in senso negativo, perché la bora è allegria, è leggerezza, è bellezza assoluta.
Trieste sferzata dalla bora è di una bellezza unica!
Scrittori e poeti di ogni genere hanno dedicato versi, brani a questo vento, quasi fosse un personaggio in carne ed ossa, ma in effetti forse è ancora di più, è il respiro di Trieste.
LA BORA, COS'E'?
● La Bora è il più violento dei venti Italiani ed arriva sempre da Est  Molto studiato dai ricercatori di tutto il mondo, soprattutto all'estero, è ancora misterioso e sottovalutato in Italia.
● Alcuni deflussi di matrice ciclonica, nei picchi di intensità e frequenza dei colpi di vento, possono assumere connotati simili a quelli dei venti generati dagli uragani.
● Le raffiche raggiungono l'intensità massima lungo le Rive di Trieste, in prossimità del centro cittadino.
Le case del capoluogo giuliano hanno pareti portanti più spesse della norma nella direzione di provenienza del vento e alcune finestre, in zone con vegetazione, hanno protezioni in acciaio.
● La bora soffia sempre da Est/Nord Est (più EST che N/E) verso Ovest/Sud Ovest e può essere attivata da un gran numero di flussi principali con direzioni originali di provenienza anche ben diverse tra loro.
Questi flussi piegano, per questioni orografiche, verso Ovest/Sud Ovest nelle zone sopra menzionate, ma la loro origine può essere artica, scandinava, centr'europea, est europea, siberiana e persino, basso balcanica e subtropicale.
● E' un tipico vento di caduta, ossia che scende da una cima, più o meno alta, e di compressione.
Soffia dai quadranti nordorientali e non sempre dalla stessa direzione, ma da una direzione media.
E' una corrente fredda, o meglio, che si mantiene ancora fredda nonostante la discesa dalla cima.
Il termine deriva da "Borea", personificazione del vento del Nord per i greci.
La sua caratteristica principale è che è "discontinuo", ossia, a raffiche.
LA PORTA DELLA BORA
● La porta della Bora è "l'ingresso" dal quale questa corrente passa per raggiungere l'Italia.
Nel nostro Paese ci sono vari ingressi, e a seconda di dove passa il vento può variare la previsione di pioggia o neve su molte zone, dato che colpirà talune zone che altre.
La porta principale comunque è quella di "Postumia", presso le Alpi Giulie.
Ci sono due tipi di Bora, quella "chiara" e quella "scura"...
BORA CHIARA
● Solitamente associata al bel tempo, quindi cielo sereno o poco nuvoloso. Di norma meno intensa della sorella. La bora chiara è causata da un forte anticiclone collocato sui settori nordorientali o centrali europei, che richiama questo soffio impetuoso. Ricordiamo che, per capire questo concetto, attorno ad un centro di Alta pressione i venti ruotano in senso orario.
BORA SCURA
●  Associata a brutto tempo, cielo molto nuvoloso e con precipitazioni diffuse.
Caratterizzata da raffiche d'aria , chiamate "refoli",  molto forti.
Il record di queste è stato superiore ai 188 km/h
La bora scura si forma in concomitanza con una bassa pressione sui mari centro-meridionali, che sull'alto Adriatico piegano da Nord/nordest. Attorno ad un centro di bassa pressione
LA LEGGENDA
Eolo, padre dei venti, girava per il  mondo con i suoi adorati figli , tra questi la sua preferita era la giovane e capricciosa Bora.
Un bel giorno giunsero su un verdeggiante altopiano che scendeva ripido verso il mare e Bora si allontanò per andare a giocare con le nuvole.
Dopo un po’, incuriosita, entrò in una caverna dove avvenne l’incontro con l’umano eroe Tergesteo,  fu amore a prima vista  due giovani vissero felici in quella grotta sette giorni di travolgente e tempestosa passione.
Quando Eolo si accorse che la sua figlia prediletta era sparita, preoccupato decise di andare a cercarla.
Dopo giorni di disperate ricerche finalmente la trovò e, vedendola abbracciata a Tergesteo, si infuriò a tal punto che si avventò contro l’umano scagliandolo con violenza contro le pareti della grotta finchè l’eroe rimase a terra privo di vita.
Il padre ordinò a Bora di ripartire ma lei, distrutta dal dolore, non ne volle sapere e scoppiò in un singhiozzo tanto disperato che ogni lacrima che sgorgava dal suo pianto si trasformava in pietra.
Le lacrime furono talmente tante che il verdeggiante suolo dell’altopiano venne completamente ricoperto da un manto pietroso, mentre dal sangue  di Tergesteo nacque il sommaco , che da allora inonda di rosso l’autunno carsico.
Alla fine Eolo decise di ripartire e di lasciare Bora sul luogo che aveva visto nascere e morire il suo amore.
Allora il mare, impietosito, ricoprì il corpo del povero innamorato di conchiglie, stelle marine e verdi alghe.  
Col tempo su di esso si formò una ridente collina sulla quale sarebbe stata fondata una città che, in onore di Tergesteo, sarebbe stata chiamata Tergeste, ora Trieste.
Qui ancora oggi Bora regna sovrana perchè il cielo le ha concesso di rivivere ogni anno tre, cinque o sette giorni di splendido amore ,sono i giorni in cui Bora soffia impetuosa,
"chiara" fra le braccia del suo amore o "scura" nell’attesa di incontrarlo.
UNA CURIOSITÀ
Secondo alcune interpretazioni, possiamo riconoscere BORA nel  magnifico dipinto “La Nascita di Venere” del Botticelli dove è raffigurata la dea in tutta la sua bellezza che avanza leggera fluttuando su una conchiglia mentre viene sospinta e riscaldata dal vento della passione di Zefiro e Aura (o BORA, anche se qualche studioso sostiene si  tratti della ninfa Clori) abbracciati a simboleggiare l’amore.
Dal web


I punti per trovarsi faccia a faccia con la Bora 



Il Canale di arrivo della Bora